Al momento stai visualizzando Adattamento Apparecchi Acustici – Non un semplice “farci l’abitudine” 

Adattamento Apparecchi Acustici – Non un semplice “farci l’abitudine” 

Contrariamente a come spesso viene rappresentata nell’immaginario collettivo, la perdita uditiva non è riferibile, nella maggior parte dei casi, alla sola diminuzione dell’intensità di percezione. Infatti, nelle perdite di udito di tipo percettivo che sono le più frequenti, oltre alla diminuzione della soglia audiometrica, si verifica una diminuita capacità di distinguere suoni diversi simultaneamente, di distinguerli in rapida successione, di riuscire ad apprezzare i molti livelli di intensita’ del suono in ingresso, e, infine la minore capacità di percepire i dettagli informativi caratteristici di un buon udito binaurale.

Per poter fare una buona valutazione audioprotesica ed una eventuale proposta di aiuto attraverso l’uso di apparecchi acustici, è fondamentale prendere atto dei riscontri acquisiti sul piano medico, rilevare tutti i dati audiometrici necessari a descrivere al meglio la perdita uditiva e metterli in relazione agli aspetti psicologici caratteristici della persona in funzione dei suoi bisogni e delle risorse che può mettere in campo in un eventuale percorso di riabilitazione acustica.

Se pensiamo di aiutare una persona debole di udito per mezzo di un apparecchio acustico, non possiamo prescindere dalla complessità del doveroso processo di riabilitazione, correntemente identificato con “il farci l’abitudine” , e che qui riassumiamo in tre diversi momenti intimamente legati tra loro (*) :

Adattamento acustico ( rilevazione strumentale dei dati audiometrici, selezione della protesi, valutazione del sistema di accoppiamento, presa delle impronte, prima taratura dell’apparecchio acustico, prima verifica del risultato protesico).
Adattamento biologico ( il sistema nervoso centrale subisce un processo di riorganizzazione plastica allo scopo di elaborare il massimo delle informazioni possibili. Questo processo deve essere gestito in modo da mettere in relazione le condizioni audiometriche imposte dalla perdita con i riscontri di percezione individuale nel vissuto quotidiano della persona).
Adattamento relazionale ( il soggetto protesizzato è potenzialmente in grado di revisionare le limitazioni comunicative-relazionali imposte dalla perdita uditiva. Questo livello di adattamento, fa emergere aspetti, a nostro avviso determinanti, ai fini del risultato finale: la relazione del paziente con l’audioprotesista, con il dispositivo dal punto di vista estetico e funzionale, la relazione del paziente con se stesso prima e dopo l’uso della protesi, con i familiari, e con gli altri nella nuova dimensione comunicativa).

Ricorrere all’uso di apparecchi acustici per migliorare la propria situazione comunicativa, implica da parte del professionista la messa in atto delle conoscenze, delle competenze, delle esperienze acquisite ed un minimo di impegno personale da parte dell’utente a voler riconquistare, per quanto possibile, una condizione uditiva che gli consenta di poter disporre di una migliore qualità di vita sul piano della relazione con il mondo esterno.

L’auspicio dovrebbe essere quello di poter fare tutto questo in un rapporto di buona vicinanza dove non venga meno il calore, la serenità ed il rispetto per le persone e per gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Una bella occasione da vivere insieme responsabilmente (anche nel caso, raro, in cui non si riesca ad ottenere gli obiettivi concordati)…di questo si tratta.

(*) Dr. Bianchin “Il trattamento dell’ipoacusia difficile”, Reggio Emilia 14 Giugno 2008

Lascia un commento